Zubin Mehta torna al Teatro del Maggio con la Sinfonia n.8 in do minore di Bruckner

Il maestro Zubin Mehta torna sul palco del Teatro del Maggio, in occasione del primo dei quattro concerti che lo vedranno impegnato in città nel 2019, nella direzione dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Il Direttore mancava dalla sua Firenze dal giugno 2018, quando nelle due date in programma diresse il Concerto n.2 in si bemolle maggiore op.83 e il Concerto n.1 in re minore op.15 per pianoforte e orchestra di Johannes Bramhms, con la partecipazione al pianoforte di Sir Andràs Schiff. L’appuntamento che il maestro Mehta, insieme alla Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, ha deciso di dedicare alla memoria di Paolo Grassi, fondatore insieme a Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano ed ex Sovrintendente del Teatro alla Scala, è fissato per sabato 23 febbraio alle ore 20.00 con la Sinfonia n.8 in do minore di Bruckner, un’opera che impegnò il compositore austriaco nella sua creazione per la bellezza di sei lunghi anni. Dedicata all’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I ed eseguita per la prima volta nel dicembre del 1892, l’opera è suddivisa in quattro movimenti. Partendo da un inizio solenne, tipico delle composizioni bruckneriane, seguendo poi nella composizione il modello della nona di Beethoven, la sinfonia si conclude con un finale imponente, in cui i principali temi dei movimenti vengono ricapitolati in sovrapposizione verticale, per una durata complessiva dell’opera di circa 85 minuti.
Il concerto si presenta dunque come una serata ricca di emozioni, in cui il pubblico fiorentino potrà nuovamente abbracciare il maestro Zubin Mehta, mostrando ancora una volta tutto il calore di un accoglienza riservata solo ai grandi interpreti che a Firenze hanno scritto pagine importanti della storia della musica, in attesa di rivederlo protagonista nell’edizione numero LXXXII del Festival del Maggio Musicale Fiorentino, in cui è previsto il 2 giugno il concerto diretto dal maestro, con la partecipazione al pianoforte di Daniel Barenboim.
Testo a cura di Simone Teschioni
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