Islam e Firenze – Arte e collezionismo dai Medici al Novecento

Una mostra che grazie al doppio allestimento nelle sedi dell’Aula Magliabechiana delle Gallerie degli Uffizi e negli spazi del Museo Nazionale del Bargello, permette di indagare fino al 23 settembre 2018, il profondo legame che fin dagli anni del collezionismo mediceo, ha segnato una parentesi di profondo scambio non solo in relazione a rapporti commerciali tra Oriente e Occidente, ma anche di natura culturale, di oggetti ed opere d’arte fino ai primi del Novecento.
Era il 1487 quando a Lorenzo il Magnifico venne regalata dal Sultano d’Egitto Quayt Bay, una giraffa a testimonianza dei buoni rapporti che legavano il mondo islamico alla corte dei Medici, ed è proprio con una giraffa impagliata custodita presso il Museo de La Specola e le sue prime rappresentazioni iconografiche, che si apre la mostra nelle sale delle Gallerie degli Uffizi, accompagnata dall’esposizione di tappeti eseguiti con finissime e pregiate lavorazioni ed opere d’arte uniche, che trovano nella scelta dello sfondo blu stellato dell’Aula Magliabechiana, un’atmosfera fiabesca da “mille e una notte”. La mostra si snoda anche nella sede espositiva del Museo Nazionale del Bargello, dove viene a sua volta suddivisa in quattro sezioni permettendo così un’analisi mirata su come la fascinazione per l’arte islamica, abbia influenzato anche il collezionismo e le trasformazioni museografiche fiorentine, italiane ed internazionali di fine ottocento ed inizio novecento. Collezionisti come Stefano Bardini, Frederick Stibbert, Luois Carrand e Giulio Franchetti sono solo alcuni dei nomi che hanno permesso grazie ai loro lasciti, di poter rendere visibile al grande pubblico opere straordinarie che arricchiscono la città di Firenze e che grazie allo studio del comitato scientifico messo in campo per questa esposizione, insieme ai prestiti internazionali di alcune opere, permette di offrire al pubblico un’analisi dettagliata e affascinante sul mondo islamico e il panorama del collezionismo fiorentino.
Testo, video e fotografie a cura di Simone Teschioni
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