Gabriele Lavia – “L’ uomo dal fiore in bocca”

Solitudine e destino sono i protagonisti dello spettacolo tratto dalla novella di Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca” messo in scena da Gabriele Lavia nella produzione firmata Fondazione Teatro della Toscana, in coproduzione con il Teatro Stabile di Genova. In questo adattamento teatrale dell’opera per il palcoscenico del Niccolini di Firenze, in replica fino al 2 novembre, si alternano nella sala d’attesa di una stazione ferroviaria cupa, grigia e segnata dal passare del tempo, le due tematiche della “donna” e della “morte”, affrontate da Pirandello in molte delle sue opere. Tuoni, lampi e una costante pioggia, accompagnano la scena che si sviluppa nell’incontro tra il protagonista (Gabriele Lavia) e un uomo pacifico (Michele Demaria) destinato a perdere ogni treno e le relative coincidenze successive per tornare verso casa. La conoscenza dei due e l’immediata confidenza che si viene a creare, porta il dialogo a spaziare dalla semplice curiosità sui vari pacchi, pacchetti e pacchettini che il pacifico avventore porta con sé, alla disperazione che segna il profilo dell’uomo dal fiore in bocca, che altro non cerca, nel proprio quotidiano, di allontanare la morte dai suoi occhi attraverso i dialoghi, le destinazioni e le storie proprie dei passeggeri che si presentano ogni giorno in stazione. I due sono accompagnati nello sviluppo della scena dalla figura di una donna (Barbara Alesse) vestita di nero, una donna che appare poco nitida, sfumata, che rimanendo sullo sfondo si affaccia ripetutamente da fuori la stazione sulla sala d’attesa: moglie dell’uomo dal fiore in bocca, simbolo in chiave teatrale del genere femmile, viene costantemente scacciata e allontanata dal marito, rimanendo così protagonista invisibile dell’opera. In questo strano valzer tra incontro e fuga, tra vita, morte e passeggeri distratti, ci troviamo di fronte alla commedia della vita, scandita nel tempo dal battere silenzioso di un grande orologio senza lancette.

“Ma pure amico mio, c’è altra realtà fuori da questa illusione? Solo la morte è la fine di ogni illusione. La morte, caro signore, è la disillusione totale.”
-“Lei caro signore, parla in modo che sembra…”
-“Venga, venga qui! Non si spaventi! Venga a vedere! Guardi là… Guardi là fuori… Ecco, la vede? Quella specie di ombra?… Quella specie di donna?”
-“Ah si, eccola..”
-“Ecco.. vede.. se ne va… ma non è vero… resta sempre, sempre nascosta, sempre vicino..”

Testo a cura di Simone Teschioni
©Levento


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