“Lo Straniero” di Camus interpretato da Fabrizio Gifuni

In scena presso un intimo Teatro Niccolini in Firenze, Fabrizio Gifuni presenta “Lo Straniero”, uno spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Camus che portandosi oltre il testo, esalta in chiave teatrale la bravura dell’attore in un gioco di voci ed espressioni in grado di trasmettere allo spettatore una piena fisicità dei personaggi chiamati in causa. La storia parla di Meursault un uomo di origine francese che lavora ad Algeri, assorto nei suoi pensieri in occasione del funerale della madre in un atmosfera carica di tedio. Si prosegue facendo la conoscenza sulla scena di altri protagonisti come ad esempio il sig, Raymond, magazziniere con la fama di essere uno sfruttatore di donne e Maria, giovane alla quale il protagonista si affezione e con cui inizia una relazione. Sarà proprio il vicino di casa, il sig. Raymond, ad innescare in Meursault quella molla che darà inizio a una serie di eventi che culmineranno nell’ uccisione di un arabo al rientro da una passeggiata sulla spiaggia. Gli undici capitoli del romanzo di Camus si completano nei quadri presentati sulla scena con il richiamo al processo legato all’omicidio e alla detenzione in carcere. Gifuni, sotto la regia da Roberta Lena, incentra il suo “Straniero” oltre che sulla particolarità dell’uso della voce, anche su di un velato gioco di luci che si attenuano al crescere dell’intensità dei contenuti narrati, accompagnando il tutto da musiche come “Killin an arab” dei The Cure e “The Stranger” dei Tuxedomoon. La scelta degli abiti è un chiaro richiamo ed omaggio alla figura di Marcello Mastroianni diretto nel 1967 da Luchino Visconti. Lo “Straniero” in tutte le sue forme permette al lettore/spettatore di vivere attraverso il suo testo l’esperienza di una vita, che della sua più totale indifferenza viene stravolta da un mondo intero, eventi e susseguirsi di situazioni che ci trasformano a tal punto da ritrovarci estranei ad essa.
“Anch’io come tutti, avevo letto dei racconti sui giornali. Ma certo esistevano libri speciali che non ho mai avuto la curiosità di consultare; in essi forse avrei trovato dei racconti di evasione. Avrei saputo che almeno in un caso la ruota si era fermata, che in quel precipitare irresistibile, una sola volta, il caso e la fortuna avevano cambiato qualcosa. Una volta! In fondo credo questo mi sarebbe bastato: il mio cuore avrebbe fatto il resto”.
Testo a cura di Simone Teschioni
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